Il dossier. Nel sito archeologico più grande nel mondo solo tre case su dieci erano in uno stato che si poteva definire tra buono e discreto. Ben il 70 per cento degli antichi edifici riportati alla luce, invece, necessitava di interventi di restauro e messa in sicurezza: il 40% con la massima urgenza perché in stato pessimo o addirittura con un cedimento in atto, il rimanente 30%, in stato appena mediocre, in un secondo momento.
A queste conclusioni sono arrivati nel 2005 gli architetti Giovanni Longobardi e Andrea Mandarache a capo di alcune squadre di ricercatori, architetti e archeologi hanno eseguito l’indagine - la prima dopo quella condotta dopo il terremoto dell’80 - per verificare le condizioni dei siti di tutta la città, commissionata dall’allora soprintendente Pietro Giovanni Guzzo con i fondi stanziati dal World Monumental Fund, l’istituzione americana che riunisce alcuni investitori tra cui l’American Express.
«È utile una governance diversa anche nell'ambito dei beni culturali: forse se ci fosse stata una impronta manageriale il caso Pompei non ci sarebbe stato». È il pensiero espresso dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, nel corso della
tavola rotonda, Business international, ancora in corso. Riferendosi alla ricerca il ministro ha detto che «non si può gridare alla privatizzazione degli enti di ricerca, è inutile recuperare categorie ideologiche del Novecento. Mettiamoci d'accordo piuttosto sulle grandi priorità, dal nucleare ai beni culturali».
Commissione Ue: scioccati e molto tristi. Un evento del genere lascia «scioccati», è una cosa «molto triste»: così Dennis Abbott, portavoce del commissario europeo alla cultura Andoulla Vassiliou, ha commentato oggi la notizia del crollo della scuola dei gladiatori avvenuta a Pompei. «Tutto il mondo apprezza molto Pompei - ha aggiunto Abbott -E' un patrimonio mondiale dell'umanità ed è sorprendente che succeda quel che è successo. L'edificio era già stato restaurato». Quanto alla possibilità di ottenere fondi comunitari per interventi a Pompei, il portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali, Johannes Hahn, ha spiegato che spetta allo Stato membro presentare la domanda per l'accesso a eventuali finanziamenti. In linea generale, comunque, ha precisato Ton Van Lierop, «è possibile utilizzare anche i fondi Ue per la politica regionale. Si tratterà comunque di valutare in base al tipo di richiesta che eventualmente arriverà dall'Italia e all'entità del progetto da finanziare».
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